Alla luce è affidato il compito di evidenziare le forme e i colori di ciò che ci circonda. A volte cose semplici ed essenziali a volte situazioni complesse.
Ai nostri occhi il piacere di saper cogliere le emozioni racchiuse in ognuna di esse. Alle nostre immagini il compito di conservarle nel tempo.

18/12/10

Bus in Bangladesh


                                                Diario di viaggio - 1 dicembre 2010 
                                                      Appuntamento con la morte

Spesso mi sono ripetuto, per spiegare in Italia i reali rischi di un viaggio in Bangladesh.
Il nostro modo di guardare paesi lontani e i loro rischi ci porta spesso a ragionare in modo sbagliato.

Non avrei mai pensato che quello che sto per raccontarvi potesse accadere.
E' cosa nota che le strade in Bangladesh sono un vero pericolo e che ogni giorno si contano decine di morti, ma che la cosa dovesse toccarmi cosi da vicino non lo avrei mai immaginato.

Il primo giorno di dicembre mi vede sveglio di mattino presto poco dopo le sei. La luce è ancora poca ed una leggera nebbiolina tipica in questa stagione in bangladesh pervade campi e risaie creando un affetto un po spettrale. Questo è il giorno in cui mi devo recare a Dhaka , 400 km piu a sud.. Il giorno precedente nella città di Rangpur ho acquistato il biglietto per l'autobus in modo di poter aver certezza del mio viaggio.
Gli accordi stabiliti al piccolo sportello dell'ufficio prevedevano la sosta del bus sulla strada che attraversa Boldipukur, 15 km piu a sud in direzione di Dhaka.
E fino a qui niente di speciale visto che è un operazione fatta molte altre volte. Il bus è diretto da Rangpur a Dhaka ma se si chiede una sosta per salire lungo il percorso e si è gia muniti di biglietto , la cosa è possibile.
Verso le 6.45 partiamo io e la mia guida ( un tribale Oraun che mi ospita nella sua casa ) per raggiungere la strada principale, dove il bus sarà di passaggio.

Alle sette siamo gia sul posto con largo anticipo , visto che l'appuntamento col bus è per le 7,30, quindi ci prepariamo tranquilli sul bordo della strada. A quest'ora il traffico è calmo: qualche rickshow e i primi camion che percorrono la strada da e per Dhaka.
Il bus si dovrebbe fermare al suo passaggio , ma per sicurezza è meglio dare un occhio ed eventualmente fare cenno con la mano per fermarlo. Se lo perdiamo il nostro appuntamento a Dhaka è compromesso. Controlliamo cosi a vista d'occhio gli automezzi che arrivano nella nostra direzione nella speranza che ci sia anche il nostro. Passano alcuni bus ma la compagnia che sta scritta ben visibile in fronte all'automezzo ci dice che non si tratta del nostro.
Con lo sguardo continuiamo a scrutare lontano lungo il rettilineo che porta fino a noi e vediamo comparire la sagoma di un'altro bus. Potrebbe essere il nostro ma è ancora lontano e non ne siamo certi, anche se l'orario è quello buono.
Ad un certo punto l'automezzo che si trova a 300 metri da noi, comincia a sbandare e invade l'altra corsia per poi rientrare a tutta velocita su quella di marcia. La velocità è troppo alta e l'automezzo si ribalta su un fianco proseguendo la sua corsa ormai incontrollata. distruggento dapprima alcuni piloni di cemento per poi sfondare di netto una baracca per uscirne dall'altra parte. Pochi attimi e poi il silenzio. La gente comincia a correre in direzione del Bus per prestare nel caso fosse possibile i soccosri. Molti anche i curiosi che si dirigono in quella direzione. Noi rimaniamo fermi , anche perchè il nostro bus potrebbe non essere quello. Il via vai di gente che arriva dal luogo dell'accaduto ci dice che dal bus non emergono segni di vita e che ci sono molte persone senza vita.. Cerchiamo di capire se il bus poteva essere in nostro visto che siamo sempre li ad aspettare e non ce n'è traccia. Un bengalese in moto ci conferma che si tratta proprio del nostro bus e il sangue mi si gela dentro le vene.
Mai la morte e stata cosi vicina e cosi spietata come in quel momento. Sarebbe bastato un km in piu e anche io sarei stato tra le vittime della tragedia. Sarebbe bastato partire assieme agli altri dalla stazione dei bus per essere li, dentro a quell'ammasso di rottami. E invece il destino ha voluto che la morte arrivasse a sfiorarmi, mostrandosi in tutta la sua inevitabilità, ma concedendomi ancora di poter vivere.
Non so se sia un segno e non voglio crederlo, visto che la tragedia ha coinvolto molte vite umane. Ma io sono ancora qui. 
Che sia il segno che qui c'è ancora bisogno di me?

Oliviero -1 Dic Bangladesh

1 commento:

  1. Oliviero, una storia incredibile! Poche volte nella vita ci si trova davanti all'evidenza del destino, come è capitato a te. 300 metri. 1km. Magari è successo altre volte, ma tu non l'hai saputo, come non lo so io. Io credo nel destino. Sono contenta che non ti sia successo niente, anche se sono addolorata per quelli coinvolti nell'incidente al bus che non ce l'hanno fatta. C'è sempre bisogno di te, lo sai. Un abbraccio. (guarda un pò la data nel titolo)

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